TU MENTI Racconto per Art Party 2010 – Sferica

TU MENTI Racconto per Art Party 2010 – Sferica

Il Comune di Varese, in collaborazione con l’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese, fondata nel 1977 e oggi composta da 72 artisti, tra cui pittori e scultori, ha promosso un progetto espositivo denominato “ARTPARTY 2010” tra artisti, architetti, fotografi e letterati della nostra Provincia.
Proponendo questo progetto, Marcello Morandini ha voluto per la prima volta coinvolgere più forze culturali attive sul territorio e sottolineare in questo modo lo spirito e il valore progettuale che dovrebbero avere le future edizioni di “ARTPARTY”.

[…] Il progetto nel suo complesso è stato coordinato da un Comitato Direttivo responsabile, composto da Marcello Morandini, Presidente dell’Associazione Liberi Artisti, per le arti visive, Riccardo Blumer per l’architettura, Giorgio Lotti per la fotografia e Chiara Zocchi per la letteratura.

Il mio racconto…

TU MENTI

di Valeria F. Brignani

Quello che sa è che così fa meno male.

Ha davanti a sé una scatola di cartone logora e ricoperta di nastro adesivo. Ha diversi timbri, alcuni francobolli e arriva da un paese lontano e sconosciuto. E’ un regalo di un vecchio amico che scrive: “Da queste parti credono che guardando dentro e specchiandoti nella sfera, vedrai ciò che sei realmente.” Si chiede perché l’abbia mandata a lui. Si domanda perché dovrebbe farlo. Guardarci dentro, specchiarsi, voglio dire… Ha una vita serena, una relazione stabile con una vita sessuale normalmente fiacca. Una manciata di amici più o meno intimi. Un lavoro mediocre che gli dà tanto tempo per quella che è sempre stata la sua passione. Scrivere.

Scrive per hobby. Non ha mai creduto di farla diventare una professione. In questa città, in questo paese, solo i raccomandati riescono a vivere di scrittura. E’ che non esiste la meritocrazia… Devi conoscere qualcuno per fare qualsiasi cosa. Diceva spesso. C’è questa specie di élite di vecchi borghesi che detengono il potere e la cultura. Hanno i capelli brizzolati e una qualche associazione estetico-culturale. Loro si prendono cura di te e ti dicono cosa e come dovresti scrivere per essere come loro.

Ma lui non vuole essere come loro.

Un mecenatismo-cannibale per mantenere e preservare la lobby dei creativi. Come Crono che divora i suoi figli, perché è così che gli hanno detto, le citazioni tratte dalla mitologia greca sono cosa buona e giusta. Danno un tono. Alzano di un livello la qualità della creazione, come un buon tappetto nel giusto ambiente.

Diciamoci la verità: quant’è ridicola la frase “Da grande voglio fare lo scrittore”. Gli adolescenti e gli sfigati sognano. Sognare è qualcosa che soltanto gli arroganti e gli ingenui si possono permettere di fare.

E poi c’è il discorso pratico: i libri vanno pubblicati e gli editori sono tutti dei merdoni. Dal primo all’ultimo. I piccoli editori ti vogliono fottere e per quelli grossi non esisti. Allora tanto vale autoprodursi e andare contro a certe logiche merceologiche, perché la cultura non si compra! Libera diffusione delle idee e della creatività! Firma la petizione per depenalizzare la pirateria nella discografia! Combatti l’industria della musica e dell’arte. Tanto, tutto ciò che è mainstream vuol dire populismo imprenditoriale ed infima qualità. Se hai successo è perché sei un venduto.  Come si può pensare ad un’idea con il codice a barre?

Ha una vita serena, una relazione stabile eccetera eccetera… Perché mai dovrebbe aprire la scatola e specchiarsi nella sfera. Quello che sa, è che così fa meno male.

Venti anni a inseguire un sogno e non avere talento. E’ una cosa triste. .. forse è il momento di fare un figlio.

Carovana Dei Versi

Carovana Dei Versi

Nel 2009 ho interrotto con della prosa l’interessante Carovana Dei Versi edita da Abrigliasciolta…

Interrompo il far poesia per parlare di poesia. Parlo di poesia e rivendico il mio diritto di farlo come piace a me. Interrompo e rivendico di poter parlare di poesia, di questa poesia, come se fosse qualcosa di diverso. Pornografia o musica, per esempio.
Ciò che voglio dimostrare con queste parole è una breve e fondamentale verità: la poesia è hardcore.

Hardcore. Una parola sola per tre significati.
Uno.
La prima volta che è stata usata serviva per distinguere il soft dall’ hard nella pornografia. Tolto il divieto di mostrare atti sessuali espliciti nel cinema, i registi e i produttori del mondo del porno, hanno pensato bene di togliere tutto ciò che era superfluo per sbattere su pellicola la naturalità e la schiettezza della penetrazione. E per quanto assurdo possa sembrare, anche questo dato torna utile ad avvalorare la mia rivendicazione. La poesia è hardcore anche in questo senso.

Tre. (Come degenarazione del Due)
Prendere un qualsiasi genere musicale e ignorare la tecnica o la benché minima capacità espressiva o desiderio di armonia. La matematica, perché in fondo la musica è fatta di matematica, si riduce ad un numero periodico che si ripete all’infinito. Sempre uguale, senza produrre operazioni di calcolo, moto o azione. Tum-Tum-Tum-Tum-Tum [Tum]. Vi prego d’ignorare questo insignificante significato.

Due.
E’ questo il senso che c’interessa. Hardcore è quel punk suonato negli Stati Uniti da degli adolescenti, in quel periodo storico che va dal 1980 al 1985. Circa. E a mio avviso rappresenta l’apice e la conclusione delle musica. Dal punk hardcore in poi si può parlare solo di produzione. Prima degli anni Ottanta: di sperimentazione. Una lunga e meravigliosa fase di esperimenti e tentativi per arrivare alla verità illuminante e universale, che la perfezione di ottiene togliendo e non aggiungendo.

La storia della poesia e la storia della musica sono molto simili. Per molto tempo hanno viaggiato insieme. Sono state la stessa cosa. Poi la musica ha incontrato l’industria e la poesia è stata torturata denigrata crocifissa dal sistema educativo mnemonico. La scuola ha prodotto intere generazioni di lettori persi terrorizzati e disgustati dalla metrica. L’industria discografica ha prodotto intere generazioni di consumatori musicali. Ma non bisogna piangere. Il momento in cui la musica ha perso di vista la poesia, la poesia ne ha guadagnato. In questo divorzio la parte lesa è sicuramente la musica. La poesia invece si è ripresa. Si è reinventata. Come? Togliendo. Dopo un momento di sconforto (che farei coincidere con le produzioni di fine Ottocento e primissimo Novecento) in cui i poeti continuavano a poetare costretti nella metrica e fedeli alla tradizione. La cosa aveva senso ai tempi del connubio tra musica e poesia, ma ora, ne converrete che a meno che uno non lo faccia per vezzo, poetare in metrica risulta triste come quegli uomini a cui viene amputato un arto e continuano a sentirlo. C’è stato un momento di sconforto, lo riconosco, ma per fortuna è passato. Gioiamo e alziamo le braccia al cielo è arrivato il VERSO LIBERO!!!!

Ma torniamo al punk. Quegli adolescenti inconsapevolmente illuminati, negli anni Ottanta, negli Stati Uniti, hanno fatto ciò che era giusto fare. Hanno portato la musica alla fine del suo percorso evolutivo. Hanno rinunciato alle regole e alla struttura fissa che ci si aspetta da una canzone (strofa-ritornello-strofa). Hanno eliminato i virtuosismi tecnici e un po’ autocelebrativi (niente assoli, nessuna scala canora). E’ rimasta la musica, con la sua irruenza e la sua brutalità.

E qui, ci si ricollega alla pornografia e alle scene esplicite dell’hardcore.

Ora concludo questa mia rivendicazione aberrante e chiedo scusa di aver paragonato la poesia alla pornografia. Di sostenere che i Black Flag rappresentino l’evoluzione naturale di Wagner. Chiedo scusa di essere uscita fuori tema, ma vi ho avvisato in tempo. Lo sapevate che si sarebbe trattata un’interruzione.
Interrompo e rivendico. Cosa? La sobrietà non è altro che la brutalità che si fa poesia.

Quest’anno torno ad interrompere. Se nel 2009 parlavo di pornografia e punk, questo 2011 mi vede riflettere sui dittatori, formiche, rivoluzioni e l’amore eterno.

Questo è il programma delle performance itineranti.

Per maggiori informazioni, andate qui.

El Toxyque@Ritorno All’Ordine. Atto Unico.

El Toxyque@Ritorno All’Ordine. Atto Unico.


On line le performance di El Toxyque in occasione della proiezione del di “Ritorno All’Ordine. Atto Unico. Parole. Musica. Immagini.” del 13 Giugno 2010 al Teatrino di Via Sacco.

El Toxyque. PARTE I.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=dI2IkDmE0oA&fs=1&hl=it_IT]

El Toxyque. PARTE II.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=YG8x8bsjAFU&fs=1&hl=it_IT]

El Toxyque. PARTE III.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=1JqDXK4qksc&fs=1&hl=it_IT]

El Toxyque. PARTE IV.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=S4Umd4u4jKY&fs=1&hl=it_IT]

“Con la Brignani, via all’era delle autoproduzioni” Varese Report – 14 Giugno 2010


…C’era una volta una brava scrittrice, Valeria Brignani, che esordisce con un bel romanzo, “Casseur”, e dopo cinque anni conclude il secondo romanzo. E allora? Se lo autoproduce: va in copisteria, paga il conto, vende il volume al prezzo politico di cinque euro, se lo promuove da sola. Con un book trailer sofisticato e incisivo, nulla di simile mai visto a Varese, che propone ad un pubblico rigorosamente under-30 le atmosfere del romnanzo. E al suo arrivo a Varese, lancia, con un banchetto, anche altre autoproduzioni di giovani intelligenti. Editori spiazzati (soprattutto quelli che pubblicano a pagamento), mondo culturale lasciato dietro anni luce, piccole nicchie parnasiane “te saludi”, come dicono nella vicina (e sbrigativa) metropoli…

“Amor di libro è giovane” Varese News – 10 Giugno 2010

…13 Giugno 2010
Ritorno all’ordine
Di Valeria F. Brignani
Il terzo appuntamento è con Valeria F. Brignani, giovane autrice varesina, che presenterà in anteprima il suo ultimo romanzo Ritorno all’ordine (Qu’est que ce vous voulez que Ça me foute). L’evento prevede la commistione delle parole del romanzo, la musica di El Toxyque e le immagini di Samuela Iaconis….

“-Ritorno all’ordine- per la scrittrice Valeria Brignani” Varese Report – 9 Giugno 2010

…La scrittrice Valeria Brignani, una tra le giovani autrici più interessanti a Varese, presenterà a Laveno e a Varese il suo ultimo romanzo. Sembra che siano passati anni luce dalla sua opera prima, quel “Casseurs” che, per grinta e linguaggio, non era passato inosservato. Da allora (era il 2005), molta acqua è passata sotto i ponti. E dall’universo giovanile border-line e trasgressivo, siamo passati ora ad un romanzo intitolato “Ritorno all’ordine”…

“Laveno, kermesse per giovani (e negligenti) lettori” Varese Report – 7 Giugno 2010

….Tra i giovani autori presenti alla kermesse, sempre attorno a mezzanotte, segnaliamo l’incontro con la scrittrice Valeria Brignani, indimenticabile per il suo romanzo fuori dal coro “Casseur” (di lei, dice la biografia: “è nata a Varese, alle otto del mattino, di un piovoso lunedì di novembre del 1982…Vive in mezzo ai boschi”). Sul fronte dell’arte, una mostra dedicata alle tavole originali di Corrado Roi, grande disegnatore di Dylan Dog…..

“Il collo di Henry Rollins” VivaMagazine – Giugno 2010

Donne…”

Sì, donne… maledette.”

Te l’ho detto sono solo menate da donne. Tu non hai colpa, non doveva prendersela con te. Non bisogna assecondare i loro isterismi. Avrà bevuto troppo o forse le dovranno venire le mestruazioni…”

Ma piangeva e urlava e quando è così non si può ragionare con lei. Non c’è discorso logico o razionale. Ci sono solo lacrime. Lacrime e accuse.”

Matteo è incazzato più che altro perché ha dovuto aspettare quaranta minuti in un cazzo di parcheggio gelido. Loro due a litigare chiusi in macchina e lui fuori dal locale che aveva chiuso. Una sigaretta dietro l’altra e una voglia incredibile di andare sotto le coperte. Quaranta minuti a vedere le loro sagome nella macchina che gesticolavano e urlavano e l’espressione impotente di lui. Impotente… così privo di potere che lei se ne andata lasciandoli a piedi in una zona industriale dispersa nella periferia di Milano.

Lei fa così, si è incazzata e mi ha detto di scendere dalla macchina. Ha preso e se ne è andata… Ma vedrai che torna indietro.”

Tommy e Teo per non morire di freddo decidono di avviarsi a piedi verso casa. Casa: 44 chilometri di provinciali in piena notte. Tommy non vuole chiamare un taxi, è convinto che Elisa tornerà indietro. “Mica è così stronza… E’ arrabbiata, ok, ma non lo farebbe mai di lasciarmi a piedi a Milano in piena notte. Non penso potrebbe arrivare a tanto.”

Che Elisa sia una mega stronza, Teo lo pensa da anni, ma non dice un cazzo. Tommy è innamorato e ogni volta che ci ha provato è andata a finire che litigavano. Una volta Tommy è arrivato a spintonarlo e ad accusarlo di essere segretamente innamorato di lei.

Teo aveva riso e lo aveva mandato a fare in culo. “Tu sei completamente pazzo”.

Inutile dire che Elisa aveva gioito e goduto immensamente sapendo che alla fine li aveva separati. I due amichetti. Gli amici del cuore. Il trionfo finale era dovuto al fatto che la ragione della separazione fosse lei. Si sentiva una fottuta divinità. Tommy e Teo che si picchiano per me. L’estremo sacrificio, Tommy che manda a ‘fanculo Teo in suo onore.

Teo è burbero e orgoglioso, ma ha preferito chiedere scusa a Tommy piuttosto di darla vinta a lei. Elisa, la puttana. Da allora l’argomento “Elisa” è un tabù. O meglio Teo non può parlarne. Tommy invece non parla d’altro in quelle rarissime occasioni in cui riescono a stare un po’ soli. Lei è sempre in mezzo alle palle. Teo si limita ad annuire ad ogni stronzata e a catalizzare l’attenzione sulle tette, l’unica cosa di cui non si può parlare male di Elisa. Non è politicamente corretto guardare le tette della ragazza del proprio amico, ma è l’unico modo per passare una serata intera con lei, senza saltarle addosso e metterle le mani al collo.

No, Tommy… amore… sai che il punk mi fa schifo non voglio andarci al concerto. Certo che ci puoi andare… fai quello che vuoi.”

Sì, Tommy… ci puoi andare. Se preferisci andare con Teo al concerto piuttosto che stare con me… sei liberissimo di farlo.”

Palle. Mai fidarsi di una donna che dice “fai quello che vuoi”. Mai.

Dopo anni di litigi, hanno raggiunto un compromesso: il venerdì si va ai concerti che piacciono a Tommy, il sabato in centro, in qualche bar di merda a bere cocktail zuccherosi con le teste di cazzo abituali.

Oh Tommy, sono così stanca… finito il concerto andiamo subito a fare nannina, eh?”

Il venerdì a casa a mezzanotte e mezza, massimo. Il sabato fino alle tre in centro a frantumarsi i coglioni e a ghiacciarsi le mani.

Tommy, potresti essere più socievole con i miei amici. Sei sempre così burbero. Senti… te lo devo proprio dire… ma ai miei amici, Teo, non piace per niente. Deve uscire per forza con noi ogni sabato? Non ha una vita sua e che diamine! E poi mi fissa sempre le tette. Non mi guarda mai negli occhi quando parla… sempre con lo sguardo puntato qua.” E con le mani a conca si sfiora educatamente lo strumento del suo potere. Oh, sì. Quante cose ha ottenuto grazie alle tette.

Tommy e Teo camminano da mezz’ora e di Elisa non c’è traccia.

Io credo che non tornerà indietro… Chiamiamo un taxi.”

No aspettiamo ancora un po’.” Tommy continua a chiamare Elisa sul cellulare. Lei non risponde.

Tommy e Teo camminano ormai da un’ora. Tremano e il naso gocciola. Hanno poche sigarette e sanno che presto finiranno. Quando raggiungono un centro abitato e una grossa T di Tabacchi illumina la strada, esultano.

Sigarette! Sigarette! Sia lode alle sigarette!”Davanti al distributore automatico, svuotano le tasche per racimolare più monete possibile e si comprano un pacchetto a testa.

Riposiamoci un po’.” Si siedono su una panchina e tirano il fiato.

Che cazzo di freddo.”

Mi dispiace Teo, lo so che non ha giustificazioni, ma devi capirla. E’ stressata dal lavoro. Il suo capo è una testa di minchia. Lei poi, mi chiede sempre scusa. Quando fa ‘ste cose poi riga dritto per un po’.”

Un po’?”

Sì, lei si tiene sempre tutto dentro e poi ciclicamente crolla. Lei..ha dei… come dire… dei cedimenti nervosi. Poi il giorno dopo mi chiede sempre scusa. E’ mortificata. Piange e io non possa che perdonarla. Lei mi dice che senza di me non può vivere.”

Lo sai come la penso, lo sai da anni. Io non voglio giudicare e non posso sapere quello che succede tra di voi. Nella vostra intimità. Ma il punto è che non si possono assecondare le loro menate. Te l’ho detto. Dovresti riprendere il controllo della situazione. Ho passato anch’io anni di sottomissione. Anni a cedere ai ricatti morali della Vale… e mi sono detto basta! Meglio solo. Sai… è come una sbronza di superalcolici scadenti. Bevi Whisky del discount tutta la sera e sei fuori di brutto. Ti diverti, fai minchiate e poi il giorno dopo stai che è uno schifo.”

Stai dicendo che Elisa è una bottiglia di whisky economico?”

No, sto dicendo che bisogna valutare su una bilancia se ne vale la pena. Se il divertimento e la sbronza “low-cost” giustificano il malessere del giorno dopo. E’ la stessa cosa dell’ecstasy.”

Da quant’è che ti prendi le pastiglie?!?”

L’ho fatto un paio di volte con la Vale. Era nel suo periodo -rave-. Non ti dico che merda. Nonostante l’ambiente orribile e la gente di merda che incontravo, mi sembrava di essere a Wonderland”

L’ecstasy ti fa sentire come a casa di Micheal Jackson?”

No…” Teo ride e così fa Tommy.

E’ che ti senti veramente bene e vuoi bene a tutti e ti sembra che ci sia amore e armonia intorno a te. Il giorno dopo stai malissimo, sei depresso e hai la diarrea. Il punto è questo. Se da una parte metto:

-divertirmi in un posto in cui da sobrio non mi sarei divertito.

E dall’altra parte:

-Depressione, malessere e diarrea. Senza considerare i neuroni fottuti…

Ne vale la pena?”

Direi di no”

Tommy e Teo ricominciano a camminare. Ormai la sbronza è scesa e comincia sentirsi la fatica. Il freddo entra nelle ossa e in giro non c’è un cane. Elisa ormai è a casa sotto le coperte. Dorme serena convinta di avere dato una lezione esemplare a Tommy. Non si ricorda neanche perché avevano cominciato a litigare. Succede sempre così.

E’ una stronza… ma io non riesco mai a vincere con lei. Io non so come si fa… Io non so come si fa a vincere una battaglia con una donna.”

Nessuno lo sa.”

Tommy e Teo camminano da un’ora e mezza. Una macchina si accosta. E’ la prima macchina che vedono da quando sono partiti.

Ragazzi scusate, è da un’ora che giriamo alla ricerca di qualche cartello per l’autostrada. Sapete che direzione dobbiamo prendere?”

Nella macchina ci sono due ragazze. Sono vestite di nero e hanno i capelli ossigenati. Sembrano sorelle o al massimo cugine. Paola e Betty devono andare a Varese e si sono perse. Sono così esasperate, dai minuti interminabili passati a girare e girare a vuoto, che decidono di prendere in macchina due sconosciuti pur di venirne a capo.

Tommy e Teo, godono del calore della macchina e svaccati sul sedile posteriore si sentono benedetti.

Siete due angeli. Vi paghiamo la benzina…”

Ma cosa ci fate a piedi in piena notte in mezzo al nulla”

Oh… guardate, lasciamo perdere. Anzi no. Siete donne e forse potete aiutarci. Vi prego…diteci come si fa a vincere con voi. Cosa deve fare un uomo per ottenere la vostra devozione e la vostra obbedienza?”

Betty ride e fa cenno di stare zitti. Alza il volume dell’autoradio. “Scusate ma questa mi piace troppo…”

Dalle casse esce la voce di Henry Rollins che urla “Rise Above”.

Uuuuhhh… vi piacciono i Black Flag?”

Shhhhh”

La canzone finisce e Betty riabbassa il volume.

Ci piacciono i Black Flag e soprattutto ci piace Henry Rollins. E per rispondere alla tua domanda… Io mi farei sottomettere solo da lui. Solo da Henry Rollins. Diciamo che se dovessi incontrarlo, gli giurerei eterna devozione ed obbedienza.”

Henry Rollins?”

Sì cazzo… l’hai mai visto sul palco? Quell’uomo trasuda potere e testosterone. Hai mai visto il suo collo e le vene su quel collo grosso e taurino pompe di sangue quando urla nel microfono?”

Sì, sì”. Conferma Paola. “Resa Totale di fronte al collo di Henry Rollins”

Tommy obbietta incerto… “Sì, ok… ma se uno non ha il collo di Henry Rollins cosa deve fare?”

Il punto non è se uno ha, o meno, il collo di Henry Rollins. E’ che tu devi vivere come se ce l’avessi. We got that attitude. Non so se mi spiego.” Spiega Betty.

Paola si gira benevola verso Tommy. “E’ come dire chi pecora si fa, il lupo se lo mangia. Così è più chiaro?”

“I Capelli di Shane (Napalm Death)” VivaMagazine – Maggio 2010

 Lo so che mi chiamano il Lino Banfi del Metal. Sono nato basso e robusto. Non ho certo l’aspetto vichingo e virile come gli eroi del Metal. Forse dire che sono robusto è un’inutile bugia: sono grasso. Dannatamente grasso. Colpa della mia mamma. Santa donna. E’ la più brava cuoca che esista sulla faccia della terra. Lei mi cucina tutte le cose che piacciono a me. Sta tutto il giorno a casa a cucinare e io sto con lei. Un po’ nella mia cameretta al pc e un po’ con lei ad aiutarla a piegare le molle. Ho trovato su internet il mio lavoro. Devo piegare molle che mi arrivano per posta e poi rispedirle. Cinque centesimi a pezzo. Sembra una miseria, ma io sono veloce anche se ho le mani cicciotte e le dita tozze. Mani che avrebbero impedito a chiunque di imparare a schiacciare i tasti con agilità sul manico. A tutti, ma non a me. Perché, nonostante le dita a wurstel, io ho dentro di me una forza incontenibile, che non mi fa demordere, il Metal scorre nelle mie vene e rende le mie mani grasse, veloci e spietate. Sono un bravo chitarrista. Ho caricato su YouTube dozzine di video in cui eseguo gli assoli più complicati della storia del Metal. Spero che prima o poi qualcuno mi scopra. I commenti sono quasi tutti positivi, mi fanno i complimenti per il mio chiodo. Alcuni mi dicono di tagliarmi i capelli. C’è da dire che nessuno mi avrebbe voluto in una band. Sono brutto. Ma non m’importa. Non ho amici, non ho mai baciato una ragazza. Conosco un sacco di gente e mi scambio lettere e mail con i frequentatori del forum sul Metal. Sono diventato addirittura l’amministratore. Il mio nickname è Ascia di Sangue. In quel forum… sono un’istituzione. Perché sarò pure un…come si dice… un nerd, ma quando si parla di metal nessuno può competere. Il Metal è la mia vita. Mi piace andare ai concerti. Ci vado sempre da solo. Quando le luci si spengono e viene illuminato solo il palco, la band inizia a suonare e io, in prima fila, col chiodo che mi ha cucito mia madre, sono felice. Le ho fatto vedere un po’ di foto e l’ho accompagnata ad un negozio di stoffe. Abbiamo comprato pelle sintetica e centinaia di borchie che abbiamo applicato con cura e pazienza insieme. Ce l’ho da quasi vent’anni il mio chiodo. E anche se è consumato sui gomiti e non riesco più a chiuderlo (ho messo su una pancia enorme. Troppe bibite zuccherose e gasate, dice la mia mamma.) rimane un pezzo unico. Rimane ciò che mi distingue dagli altri. Il mio chiodo è la mia storia. Il mio vanto. Il mio chiodo e i miei capelli. Lo so che mi prendono per il culo, ormai sto diventando pelato. Ho tutta la parte superiore della testa scoperta, ma non li ho mai tagliati. Mi arrivano fino al fondo schiena. Non mi dà fastidio che gli altri mi sfottano… io non taglierò mai i capelli e mosherò fino alla fine. Fino a quando non mi rimarranno due peli in testa, io continuerò a farli cresce e agitare la testa a tempo di musica durante i concerti. Il capello lungo è una condizione imprescindibile dell’essere Metal. I capelli lunghi e il chiodo. Come Shane dei Naplam Death. Non mi piacciono i Napalm Death. Io sono uno della vecchia scuola del metal, ma lui è un po’ come me. Stesa stazza e anche lui ha pochi capelli in testa. Mica se li taglia. Li tiene lunghi e ricci, separati da una riga in mezzo larga una decina di centimetri. Ha anche una vistosa piazza sul retro, ma a chi importa? Scommetto che lui ha un sacco di donne anche se è grasso e con una calvizia degenerativa. E’ il magico potere del Metal. Anch’io come lui un giorno verrò accettato dalle donne. Qualcuno vedrà i miei video su YouTube e capirà che sono un ottimo chitarrista. E’ successo ad un tizio del forum sul Metal. Era al pronto soccorso e ha conosciuto i membri di una band norvegese. Erano lì perché il batterista si era fatto male. Lui ha detto che suonava la batteria e loro lo hanno invitato a sostituirlo fino a quando il batterista non si fosse ripreso. Ci sono un sacco band tedesche che scelgono i musicisti in Italia. Nel nostro paese è difficile fare metal, perciò… se sei un buon chitarrista o vai a strimpellare due accordi di merda per Biagio Antonacci o emigri. Io spero che qualche band tedesca veda il mio video su YouTube e mi contatti. So che un giorno succederà.