Autoproduzione 2.0 – L’Unità 07/01/2013

Autoproduzione 2.0 – L’Unità 07/01/2013

Kickstarter non è l’unico. Come lui c’è Indigogo, Fundable, Crowdfunder o GreenUnite, per i progetti legati all’ecologia, oppure Appsfunder, per le applicazioni per smartphone e tablet. In Italia abbiamo Musicraiser, piattaforma specifica per band, etichette, organizzatori di eventi e per tutte quelle figure che ruotano attorno alla scena delle cinque note. Che nella musica, spesso, si ricorra all’autoproduzione non è una novità. La cultura del D.I.Y. (Do It Yourself) ha visto i suoi natali nella scena anarco-punk inglese grazie ai Crass, importata nel Belpaese da gruppi come i Kina, perpetuata e rivendicata fino ad oggi da Kalashnikov Collective e molti altri, è sempre stato un grido di battaglia ed una presa di posizione contro le major. Possiamo forse considerare queste piattaforme una forma evoluta del D.I.Y.? Siamo di fronte all’autoproduzione 2.0?

Autoproduzione: È febbre sul web. L’Unità – 7 Gennaio2013

prima pagina unitàautoproduzione unità

D.O.D su La Provincia

D.O.D su La Provincia

Guida punk alla spesa low cost. Una blogger svela i trucchi.

 

«È nato tutto per gioco – racconta Valeria – perché andare a vivere da sola ha voluto dire anche imparare a fare la spesa, bilanciando il portafoglio con la necessità di mangiare qualcosa di buono».

Così, dopo una serata con gli amici allietata da una birra «sconosciuta ma buonissima» trovata nel discount sotto casa, Valeria ha pensato di condividere sul web le sue “scoperte”. Anche perché si è resa conto di quello che sta mettendo in difficoltà i creativi di tutto il pianeta: i consumatori si fidano più del giudizio di una community on line che della pubblicità. Ed è logico: chi confeziona gli spot ha l’intento dichiarato di mostrare solo i pregi di un prodotto, mentre un consumatore disinteressato può raccontarne tranquillamente i difetti.

Così la community attorno a Valeria sta crescendo, tanto che una buona parte dei post su www.discountordie.org sono scritti da lettori che vogliono partecipare all’esercizio di abilità dello scovare leccornie low cost tra gli scaffali di Lidl e Penny Market.

 

Chiara Frangi per La Provincia di Varese, Lunedì 30 Gennaio 2012

“Il tappeto rosso” Rolling Stone – Gennaio 2007

Rolling Stone Gennaio 2007

Lavanya Sankaran

IL TAPPETO ROSSO

Marcos y Marcos

Priyamavda vive negli Stai Uniti, i suoi genitori sono ricchi e integrati. Se non fosse per il colore della loro pelle, giureresti che sono americani. Priyamavda cerca le sue radici a Bangalore. Le trova in un dodicenne che accetta di diventare Bramino in cambio di un lettore cd. Ramu dopo una giovinezza all’insegna della promiscuità, si affida alla madre per cercare una buona moglie vergine. Il D’Costa sbircia i suoi vicini, una giovane coppia di professionisti. Lavorano entrambi nel campo dell’informatica. Loro sono moderni. Come moderna è la signora Chouhary: Raju è il suo autista e non tollera che la sera si faccia accompagnare al bar a bere con le sue amiche. Otto racconti indiani. Tre generazioni.

Valeria Brignani

“Bungee Jumping” Rolling Stone – Novembre 2006

Rolling Stone Novembre 2006

Gero Girglio

Bungee Jumping

Marsilio

Ci sono amori adolescenziali teneri e struggenti che ti si appiccicano addosso. Quante lacrime versate per Donnie Darko e la sua Gretchen. Quanta poesia nei due giovani amanti di American Beauty. La mani che si sfiorano e due infelici sempre fuori luogo s’incontrano per sentirsi a casa. Perché l’adolescenza è quel periodo stronzo, in cui ci si sente come “nell’attimo dell’esplosione di un kamikaze”. Sole vive giorni incolore in una città senza nome, fatta di “tane di animali della stessa specie”, popolata da persone senza originalità. Tutti uguali. Tranne uno. Tommy. Tommaso ne ha di merda da mandar giù. Tanta rabbia da riversare nelle sue rime. Rap-catarsi un po’ ridicola. Come si fa a vivere “con il nero che ti cresce dentro”? Tommy e Sole, con le caviglie bloccate a un elastico, si buttano giù, che è un po’ come morire. Si forano la pelle “perché bucarsi fa dormire il peccato”. Diventano traceur. Lo scopo del parkour è percorrere 5km in linea retta. Non importa cosa troverai davanti. Ogni ostacolo deve essere superato. Chi arriva primo vince, il secondo non esiste.

Valeria Brignani

“Indecision” Rolling Stone – Settembre 2006

Rolling Stone Settembre 2006

Benjamin Kunkel

INDECISION

Rizzoli

Dicono che la malattia del secolo sia l’insicurezza, che può portare all’abulia. Se ci metti ore a scegliere cosa ordinare al ristorante, se al supermercato ti paralizzi di fronte ai mille tipi di carta igienica, se usi una moneta per prendere decisioni importanti… Ecco. E’ probabile che tu soffra di abulia. Come Dwight, che ha 28 anni e una laurea in filosofia, che vive strascicando i piedi, sbadigliando e grattandosi i genitali. Scarabocchia su un blocchetto tutto ciò che vuol fare (e non fa). Le cose del mondo scivolano sul suo corpo peloso. Non-vive. Fino a quando in Ecuador, nella giungla, non decide di cogliere il frutto e abbandonare l’Eden. Quale frutto? Quello della consapevolezza del sé. Frutto amaro. Non ci sono scuse. Bisogna scegliere prima di tutto la vita.

Valeria Brignani

“Palazzo Yacoubian” Rolling Stone – Giugno 2006

 

Rolling Stone Giugno 2006

‘Ala Al-Aswani

PALAZZO YACOUBIAN

Feltrinelli

Palazzo Yacoubian è stato costruito negli anni Trenta da un architetto italiano. Si trova al Cairo, ma “Yacoubian” è scritto in eleganti caratteri occidentali. Dove venivano parcheggiate Buick e Rolls-Royce, oggi si allevano polli e conigli. Zaki al-Dusuqi è un vecchio sporcaccione che racconte barzellette sconce, ma un tempo era capace di far impazzire una donna con il tocco delle dita. Taha è figlio del portinaio, è devoto ad Allah, bravo a scuola e vuole fare lo sbirro, ma siamo in Egitto durante la prima guerra del golfo, i politici recitano la fatihà dopo aver accettato una tangente, e nelle università il gruppo degli studenti islamici chiama a sé i poveri e gli arrabbiati. Nel nome di allah si condanna l’amore tra Hatim, giornalista omosessuale, e Abdu, giovane soldato del sud. La Vergine Maria veglia sui loschi traffici di Malak, finto-sarto convertito al cristianesimo. ‘Ala Al Aswani entra in punta di piedi nelle stanze del palazzo. Origlia. Sbircia. Racconta con ironia una storia di decadenza, di debolezze e di cattiveria. Cinico, parla di quel dio che si manifesta “come la gente lo vede, cattivo con i cattivi e buono coni buoni”. Di chi crede in lui. Di chi lo teme. Di chi lo ignora. Di chi lo offende. Ma per fortuna c’è anche posto per l’amore. Inch’Allah…

Valeria Brignani

“Spaperopoli” Rolling Stone – Giugno 2006

G.B. Schieppati

SPAPEROPOLI

Casini

 Di libri sulle droghe e su chi ne fa uso ne sono stati scritti tanti. Questo è diverso. Per capirlo, bisognerebbe prendere una scatola di cartone e rannicchiarcisi dentro. Immaginare che isa il bagno di una stazione. Una voce metallica annuncia l’arrivo e la partenza dei treni. Eppure stai lì. Nella scatola-bagno e non vuoi uscire. Sei al calduccio, nel sudiciume. Pilloline magiche dipingono la realtà come la stanza di un bambino. O come la città del fumetto che leggevi da bambino. Quella del titolo. Senza S. Ecco. Questa è la storia di Spaperino e della sua dipendenza da Spap.

Valeria Brignani

“Occhi di tempesta” Rolling Stone – Febbraio 2006

Rolling Stone Febbraio 2006

Joyce Carol Oates

OCCHI DI TEMPESTA

Mondadori

Ci sono vite vissute in vetrina. Un contegno da mantenere. Non aspettano altro, vogliono vederti crollare. Di questo è convinto Reid Piersons, ex atleta e cronista sportivo, bello e simpatico. In casa ha una foto in cui stringe la mano a Bill Clinton. Mille trofei, una bella moglie, tre figli, amici ricchi e influenti. Ma quando i riflettori vengono spenti, che cose è disposto a fare per preservare l’apparenza? Oates scrive un thriller per raccontare il potere di un uomo sulla sua famiglia. Lo fa attraverso Francesca, la primogenita, e Occhi di Tempesta, la vocina interiore che le sbatte in faccia la realtà. Quel continuo brusìo che demolisce sogni e illusioni. La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. L’ultima volta che Francesca parla con suo padre si accorge che porta una parrucca. E’ calvo. Non lo aveva mai notato.

Valeria Brignani