Dal blog di RADIOCANE
Strani soldati, quelli riesumati dalla penna di Giulio Questi, che come «uccelli portati dal vento di montagna» vagano per imprecise latitudini e oniriche curvature del tempo «alla ricerca di combattimenti e di cose da mangiare». Partigiani le cui storie non indugiano nella dolcificante agiografia dei giusti, ma hanno piuttosto il sapore schietto e amaro di una polenta bruciata; ad ascoltarle la Grande Storia si fa minuscola e feroce e i suoi attori vili e coraggiosi al tempo stesso, impegnati in una guerra di montagna noiosa e avventurosa, misera e felice, tenera e spietata, «una specie di grande educazione verso la vita, la morte e la natura».
È da questo straordinario repertorio di resistenza alla fame e al freddo, prima ancora che al piombo delle brigate nere, che abbiamo attinto per la realizzazione di questo radiodramma.
Atto primo: La Valle del Bergamino Impiccato
In cui si narra di una valle innominabile schiacciata sotto il barbacane di un diga e di un villaggio abitato da strani soldati senza divise e senza bandiere che giocano a carte, prendono il sole e aspettano qualcosa di grande. Poi arriva la pioggia e delle speranze rimangono solo gli spettri. Qualcuno bussa alla porta: sono tre fantasmi incrostati di sale.
Musiche originali composte e eseguite dal Kalashnikov Collective.
Atto secondo: Un sogno di ghiaccio e buio
In cui si narra dell’arrivo di un Comandante con scarpe di gomma, giacca bianca e due occhi celesti che sembrano sorridere. Gli uomini raccolgono i loro stracci per inseguire forse qualcosa di bello, forse solo il peggiore dei sogni, fatto di ghiaccio e buio.
Liberamente tratto dai racconti di Giulio Questi. Musiche originali composte e eseguite dal Kalashnikov Collective.
Atto terzo: Un fottuto casino. La battaglia.
In cui si racconta della battaglia di B., della sua sottintesa simbologia mistica, di come si possa entrare nella storia pur essendo indisciplinati, scalzi e affamati. Perché il mondo è tutto ciò che accade, ma quando accade è solo un fottuto casino. A chiudere: una diga, il dilagante nulla della sua monotona materia e la voce di un fantasma.
Liberamente tratto dai racconti di Giulio Questi. Musiche originali composte e eseguite dal Kalashnikov Collective.